sabato, Dicembre 21

Parigi, non è mai uguale a se stessa, ogni volta che la visitiamo ci accorgiamo che ha qualcosa di sconosciuto, un luogo segreto, un giardino nascosto, una cafféterie che non avevamo notato, piazzette che evocano la Belle epoque.
Luoghi  lontani o magari vicini, ma un po’ defilati, dai soliti percorsi turistici nella sempre affascinante città dell’amore: Parigi.

Se passeggiate con calma, noterete:  quel portone semiaperto che lascia intravedere un giardino nascosto, o uno strano edificio, quella stradina che porta dritta dritta  all’ atelier di qualche pittore emergente, oppure i resti un palazzetto medioevale o iscrizioni che ancora inneggiano alla rivoluzione, ville e conventi disabitati, c’è da sperare di perdersi, è il modo migliore per arrivare dove non si vorrebbe.

Per aiutare il turista in cerca di autenticità entrano in campo i Paris Greeters, volontari disposti a condurvi di quartiere in quartiere, facendovi conoscere ciò che altrimenti, forse, non si noterebbe mai, il loro sito è www.parisiendunjour.fr

Il Fragonard, museo dei profumi in rue de Scribe, situato in un palazzetto antico, racchiude tutto le chicche che riguardano il mondo dei profumi, da tremila anni  a questa parte, oltre ad innumerevoli fragranze, bellissimi i contenitori di profumo risalenti al XVII e XVIII secolo, con le forme più inconsuete.  ( 9 rue de Scribe. Metro Opera).

In Piazza Luigi XVI, troviamo un piccolo capolavoro dell’ architettura neoclassica, la Cappella Espiatoria, 29, rue Pasquier. Questa sorge sui resti di un cimitero dove riposano i ghigliottinati di Place de la Concorde, perciò anche le spoglie di Maria Antonietta e di Luigi XVI riposarono quì per 21 anni, prima di essere riesumate; la regina venne riconosciuta, sembra, dalle calze che indossava. Oggi le loro ceneri riposano nella cripta della Basilica di Saint Denis.

Spesso , passeggiando ci si imbatte in  Trompe l’oeil, magici inganni del’occhio, di cui i francesi sono maestri, riescono a portare un parco in una casa, abbattere i muri di una stanza o cambiare totalmente la prospettiva di un palazzo, vicino  Les Champs Elysées, in 39 avenue George V, si trova un vero capolavoro, il palazzo dà l’impressione di muoversi, sembra un miraggio, ma nooo è solo un meraviglioso trompe l’ œil, utilizzato per coprire una facciata dove si stanno facendo lavori di ristrutturazione.

Merita una visita anche l’Ossario municipale, ossia le Catacombe parigine, che si trovano in quel mondo parallelo e sotterraneo che si trova sotto la città. Qui sotto riposano le ossa di molti personaggi famosi e sul luogo si raccontano diversi aneddoti; qualcuno narra che vi abiti una dea della terra, e un uomo verde  dalla lunga coda. Altra storia quella di un uomo che scese nelle catacombe per raggiungere agevolmente una cantina e potersi bere in pace il vino che conteneva, di lui non si seppe più nulla per undici anni, fino a quando venne ritrovato da alcuni operai, probabilmente si era perso .

File:Saint Etienne du Mont Paris mai 2012.jpgL’unico Jubé di Parigi , struttura simile all’iconostasi, è conservato nella Chiesa di Saint Etienne du Mont, questo elemento architettonico gotico, veniva utilizzato per leggere il Vangelo, prima che si costruissero i pulpiti; alcuni parrocchiani nel diciannovesimo secolo volevano addirittura pagare perché venisse demolito, per fortuna ciò non accadde. L’opera è un mirabile esempio in marmo bianco scolpito, risalente al 1500 circa, attraversa la navata da parte a parte e vi si accede da due scale laterali,  in pietra traforata.

Musee de la vie romantique Poteva mancare a Parigi, città romantica per eccellenza il Museo della vita romantica? Ma certo che no, infatti lo troviamo in  16 rue Chaptal, ai piedi di Montmartre, in un hôtel particulier che un tempo apparteneva al celebre  pittore olandese Ary Scheffer, il quale,tutti i venerdì sera, apriva le porte a  figure romantiche  come Delacroix, Chopin, George Sand e molti altri esponenti del romanticismo francese.

La nipote dell’artista regalò la graziosa casa allo Stato, che ne fece un museo. Si accede attraverso un bel viale alberato circondata da un giardino ricco di roseti, oggi è un luogo di pace e di meditazione. All’interno sono conservati ricordi , ritratti, gioielli, scritti e dipinti di culture diverse, ma tutti appartenenti  a quell’epoca romantica.

Il museo-zadkine-paris se non lo si cerca appositamente è impossibile trovarlo, si tratta del Museo Zadkine,  scultore russo dei primi del ‘900; si trova in fondo a un giardino, ( giardini di Lussemburgo) passando tra due palazzi; questa  fu la dimora dell’artista, da poco ristrutturato, regala emozioni; non si paga il biglietto d’ingresso. Dislocato su due piani, vi sono varie stanze con le sue opere e un giardinetto esterno. Il piccolo museo, che fu regalato allo stato dalla vedova dell’artista, si trova a Montparnasse, e ci permette di scoprire uno degli atelier dove lavoravano gli artisti, case modeste, in luoghi nascosti.

All’8° arrondissment, vicino al Parc Monceau, troviamo, assolutamente inaspettata , la Pagode de Paris, o meglio la Pagode de Ching Tsai Lao, originariamente era un hôtel particulier, in stile  XIX secolo; poi un mercante asiatico Tsai Ching Loo, ,  lo acquisto e con l’aiuto di un architetto ne fece una pagoda. La leggenda, invece, dice che si trattasse o dell’ambasciata cinese o della casa di un intellettuale.  Il Loo, era un famoso e ricco collezionista che desiderava conservare le sue collezioni proprio in quel palazzo, ma visto che non ci stavano più, per l’acquisto sempre di nuovi pezzi, decise di soddisfare il suo sogno di una casa cinese in piena Parigi.

Vale la pena di visitare uno dei quartieri più stimolanti di Parigi, il Belleville, multietnico e frizzante, dove si tiene un ‘interessante rassegna, Portes  Ouvertes des ateliers d’artistes de Belleville; per quattro giorni gli atelier degli artisti accolgono i visitatori. Questo è un punto d’incontro di chi arriva da lontano, i profumi e i colori si fondono creando un mix meraviglioso, il visitatore si troverà a bere un caffè marocchino o un tè orientale tra una montagna di datteri, all’ingresso di uno studio di qualche artista

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