martedì, Dicembre 3

Otto progetti, tanti quanti le stazioni “fantasma” da riconvertire. Niente male per una città che conta già sedici linee di metropolitana. Ma stavolta non è delle quattordici attive che vogliamo occuparci, quanto piuttosto delle inattive. Già perché, a quanto pare, le elezioni dipartimentali che si sono tenute questo fine settimana a Parigi, anticamera delle amministrative del prossimo anno, hanno risvegliato l’interesse di molti partiti e candidati parigini, di destra come di sinistra.

Da giorni, infatti, sui giornali, in tivvù e sui social network, i parisiens sono tornati a sognare nei progetti presentati dalle diverse fazioni politiche. Tra questi, ce n’è uno che ha colpito molto l’interesse pubblico, in parte perché tocca una sfera particolarmente cara al popolo parigino: il bene comune. Si tratta infatti di un progetto, lanciato dalla candidata dell’Ump, che prevede la riconversione delle otto stazioni della metropolitana di Parigi chiuse da anni al traffico. E di quindi, di fatto, inutilizzate.

Champ de Mars, Arsenal, Porte Molitor, Haxo, Croce Rossa, Porte des Lilas, Saint Martin e Martin Nadaud: queste le otto fermate chiuse da decenni al pubblico e utilizzate, in qualche caso, al massimo per delle riprese televisive. Ebbene, questo progetto, messo nero su bianco da uno studio di architettura francese, prevede in soldoni una riconversione totale di questi luoghi che dia loro una nuova vita al servizio, appunto, della popolazione parigina.

Una piscina pubblica, un ristorante stellato, un club notturno, ma anche una galleria d’arte, un cinema. Insomma, le idee ci sono e,a giudicare dalle immagini diffuse proprio dallo studio che si è occupato della progettazione, si tratta anche di progetti piuttosto suggestivi. Quello che mancherebbe, oltre all’autorizzazione della RATP – proprietaria di tutte le linee della rete metropolitana della Ville Lumière – sarebbero i soldi.

Bocciando infatti sul nascere la pure apprezzata iniziativa di questa società, la RATP, visto lo stato delle casse dell’azienda, ha spiegato infatti che difficilmente questi progetti potranno passare dal rendering ai cantieri veri e propri. O, se preferite, dal sogno di qualche candidato in cerca di sensazionalismi, alla realtà.

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