E’ probabile che ai più giovani il nome di Honoré de Balzac dica poco o niente. Che ricordi anzi angusti pomeriggi passati a studiare, chini sui libri, e perciò qualcosa da cui tenersi a debita distanza. Eppure la vita di questo grande maestro della letteratura francese di metà Ottocento è stata tutt’altro che la palla noiosa che ci hanno chiesti di studiare a scuola. Anzi, quello di Honoré de Balzac è stato un percorso a ostacoli davvero entusiasmante, fatto di fughe, di pezzi di vita trascorsi sotto falso nome, di opere pubblicate con pseudonimi, di fighe, insomma, un favoloso mondo che vi proponiamo di scoprire con noi, e di inserire nell’ambito di una passeggiata a Parigi magari in compagnia di una delle nostre professionali guide italiane.
Alla scoperta del favoloso mondo di Honoré de Balzac, dunque, partendo dalla sua dimora parigina, un gioiellino di campagna nel cuore del XVI arrondissement, a due passi dalla Tour Eiffel. Una casa oggi divenuta museo, aperto gratuitamente a tutti, a dimostrazione di come per i parigini il valore di questo straordinario maestro delle letteratura francese vada ben oltre la sua incredibile, illuminante opera.
E’ dunque in questa casetta, che sembra uscita da un bellissimo quadro di campagna, che Honoré de Balzac vive in incognito per sette lunghi anni, a partire dal 1840, sotto lo pseudonimo di Monsieur Breugnol. Due, trecento metri quadri su un solo piano con giardino che conservano ancora oggi tutta l’anima e lo spirito del grande pensatore francese.
Una visita che comincia per i suoi appartamenti, le camere private insomma, dove è possibile scoprire i suoi oggetti più intimi, ma anche la sua biblioteca (rigorosamente in camera). Delle tele, regalate da molti suoi amici artisti o acquistate direttamente dall’autore, sono ancora oggi conservate ed esposte nelle differenti stanze e nei corridoi che compongono la sua dimora. Un vezzo, questo dell’arte, con cui Honoré de Balzac voleva in un certo senso dimostrare che, anche se in incognito per sfuggire ai suoi creditori, non rinunciava all’arte, alla pittura, in una parola, alla bellezza. Un modo per rispondere a chi lo voleva “schiavo” della bruttezza per ragioni economiche.
Proseguendo nella visita si arriva poi nel suo ufficio, che, molto modestamente, era composto da un tavolo da scrivere e da una imponente poltrona. Tutto qui, niente di più. Un minimalismo quasi obbligato, questo di Balzac, dovuto soprattutto al fatto che la sua grande stazza fisica, unita al fatto che di giorno dormiva e si dedicava al lavoro di notte, rendeva ogni spostamento dentro la stanza un vero e proprio calvario ogni volta. Non c’era luce eletttrica, e per evitare di fratturarsi le ossa con cadute impreviste, architettò lui stesso questa soluzione: via tutto. Uno stile conservato ancora oggi e ben visibile ai visitatori.
Finito il tour interno della casa, non senza prima essere passati al rustico, dove sono ancora conservati alcuni busti di Honoré de Balzac scolpiti appositamente per lui dall’amico Rodin (sì, quel Rodin), si passa al giardino. E lì, ammesso che vi piaccia un po’ il verde, c’è da rimanere a bocca aperta. Non vi aspettate Versailles, questo è certo, anzi, preparatevi a pensare (beh, tutto quì), e però non vi servirà molto per capire perché, questo piccolo polmone verde a due passi dalla Tour Eiffel, in pieno cuore di Parigi, era capace di ispirare la fervida immaginazione di questo grande maestro della letteratura e padre, tra le altre, de “La commedia umana”, il suo capolavoro indiscusso.
Per chiudere la visita, che vi consigliamo di inserire nell’ambito di una delle nostre passeggiate guidate, magari alla fine di uno dei nostri percorsi guidati pensati per voi dalle nostre guide italiane a Parigi, vale forse la pena lasciare il museo passando per la seconda delle due uscite, quella, diciamo così, di sicurezza. Quella che lo stesso Honoré de Balzac teneva di riserva nel caso in cui qualche creditore lo avesse trovato e gli avesse chiesto finalmente conto di uno dei suoi innumerevoli debiti maturati in vita.
Mica scemo il nostro Honoré de Balzac, eh?!